lunedì 25 gennaio 2010

OMSA è di chi lavora!

OPERAIE, OPERAI! SOLO LA LOTTA PAGA !
Volantino distribuito il 20 gennaio a Faenza

Il PCL appoggia incondizionatamente la lotta delle operaie OMSA in difesa del proprio lavoro e della propria vita e pensa vi siano innumerevoli motivi per respingere la chiusura e continuare la lotta coi mezzi adeguati a conseguire la vittoria dei lavoratori,anche con l'occupazione degli stabilimenti. In primis non vi e' nessun motivo per accettare che 350 persone vengano lasciate a casa con il solo scopo di aumentare il profitto di un unico proprietario, visto che l'azienda non si trova in una situazione di crisi e vuole chiudere a Faenza per delocalizzare dove i lavoratori sono più sfruttabili.
Non e' assolutamente vero che la crisi sta finendo,anzi,i grandi banchieri stanno usando i soldi regalati dagli stati di tutto il mondo per nuove speculazioni, che porteranno a un ulteriore crollo dell'economia finanziaria e di conseguenza di quella reale e dei livelli occupazionali, quindi i lavoratori licenziati avranno pochissime possibilita' di ritrovare un impiego decente.

La chiusura sarebbe un ulteriore mazzata per tutti i lavoratori della provincia,diminuendo ancora di più il loro potere contrattuale e creerà un pericoloso precedente; accettandola passerebbe il messaggio che i padroni possono fare ovunque quello che vogliono e che i lavoratori sono impotenti.

La proprieta' ha gia ricevuto aiuti pubblici,e questo e' gia un buon motivo per chiederne l'esproprio.La fabbrica e' dei cittadini contribuenti e di quelli che vi lavorano... Nerino (il padrone) non morira' certamente di fame.

Ma soprattutto e' l'esperienza a dirci che solo con la lotta dura si possono ottenere risultati concreti per i lavoratori, ce lo dicono la storia plurisecolare del movimento operaio come le esperienze più recenti:da quelle di migliaia di lavoratori argentini che,dopo la crisi del 2001, decisero di occupare e autogestire le aziende che chiudevano,cacciandone i padroni e ottenendone in molti casi l'esproprio senza alcun indennizzo per i vecchi proprietari,a quella dei lavoratori della INNSE di Milano che,invece di accettare la chiusura, hanno occupato l'azienda,resistito agli sgomberi,bloccato strade,creato una rete di solidarieta' attorno alla lotta che alla fine e' risultata vincente; ce lo dicono oggi i lavoratori di ALCOA e EUTELIA che hanno preso esempio da quelli della INNSE e stanno ottenendo risultati concreti. Queste storie non ci dicono solo che e' possibile cacciare i padroni ma che anche i risultati parziali(come puo' essere il mantenimento del lavoro o peggio l'aumento degli ammortizzatori sociali dopo il licenziamento)si ottengono mettendo in campo la forza dei lavoratori,PERCHE I PADRONI SI DECIDONO A CONCEDERE QUALCOSA SOLO QUANDO HANNO PAURA DI PERDERE TUTTO! Poi,purtroppo,dietro di noi abbiamo anche un'altra esperienza,quella negativa,quella di 20 anni di concertazione da parte dei sindacati confederali,quella degli scioperetti simbolici e delle trattative a perdere che hanno regalato ai capitalisti enormi profitti e ai lavoratori solo sconfitte,quella di una storia che non si deve ripetere!
In ogni caso noi saremo a fianco delle lavoratrici Omsa sapendo che se sapranno autorganizzarsi, prendendo decisioni autonomamente, mettendo in campo la loro forza,potranno ottenere una vittoria,non solo per loro, ma per tutti i lavoratori!

CON LE LAVORATRICI OMSA: CONTROLLO OPERAIO!
Volantino distribuito sabato 16 gennaio a Faenza in occasione della manifestazione operaia
Licenziare i padroni per la gestione operaia
La vicenda OMSA conferma che il vero problema non è costituito dal “costo del lavoro”, quanto dal “costo dei profitti”. La bancarotta del sistema di produzione capitalista pone all’ordine del giorno la necessità di una trasformazione sociale nella quale i lavoratori e le lavoratrici, devono essere chiamati a giocare un ruolo da protagonisti. Per questo come Partito Comunista dei Lavoratori siamo presenti in ogni vertenza e mobilitazione a difesa del posto di lavoro, contro le serrate padronali e le delocalizzazioni, perché così non può andare avanti!
E' necessaria una svolta!
E la svolta dev'essere radicale, come radicale è l'attacco portato contro la classe lavoratrice.

Dobbiamo anticipare gli avvenimenti. Quando viene dichiarato il fallimento o viene chiesto l’intervento dei creditori, la distruzione dell’impresa è già iniziata o si è già totalmente compiuta. Per questo è necessario rivendicare l’apertura dei libri contabili e degli inventari di tutte le imprese e la loro supervisione da parte dei lavoratori.

L'occupazione degli stabilimenti è il miglior mezzo per evitare i licenziamenti.
Come dimostrano le recenti esperienze della INNSE e della ALCOA.
Sviluppiamo la gestione operaia delle fabbriche mediante l’esproprio dei macchinari, degli edifici, del capitale delle imprese e la loro consegna ai lavoratori.
Non si tratta di fabbriche “autogestite”, in cui l’operaio recita la parte del padrone, mette alla prova la fortuna e finisce distrutto dalla concorrenza capitalistica.
Non propugnamo neppure la nazionalizzazione capitalistica. La mera nazionalizzazione non solo è una misura economica di riscatto del capitale privato, ma è anche un intervento politico dello Stato capitalistico in difesa del sistema di sfruttamento dei lavoratori. Ci opponiamo pertanto alla socializzazione delle perdite, ma lottiamo per la socializzazione dei mezzi di produzione senza indennizzo per i padroni.

Istituiamo un fondo di sciopero delle fabbriche in lotta (casse di resistenza). Non si tratta solamente di uno strumento tradizionale per garantire la sussistenza ai lavoratori in lotta. La raccolta di risorse è fonda­men­tale per sostenere l’avvio dell’impresa operaia e per impedire che lo strangolamento economico finisca per soffocare la nuova esperienza avviata dai lavoratori.
E’ necessario avviare la costituzione di assemblee o comitati popolari che sono chiamati a formare una rete sociale di appoggio alle fabbriche in lotta. Le assem­blee devono contribuire alla sussistenza dei lavoratori chiedendo forniture alle amministrazioni, tessendo reti di solidarietà e, più importante di tutto, dando corpo e guidando le mobilitazioni di quartiere contro i tentativi di sgombero.
Di fronte all’abbandono e alla fuga dei capitalisti, la classe operaia appare nella pratica come la classe in grado di farsi carico della riorganizzazione del paese su nuove basi sociali. Il controllo delle fabbriche è la premessa del controllo del paese. La questione del potere è posta all’ordine del giorno. La crisi che è ormai giunta a uno stadio terminale, esige la rimozione della classe capitalista: Che se ne vadano tutti e che governino i lavoratori!
Contro il capitalismo globale è necessaria la risposta internazionale dei lavoratori! Per questo il Partito Comunista dei lavoratori è impegnato sul terreno del collegamento delle lotte con le esperienze dei lavoratori di tutto il paese e di altri paesi: Una classe, una lotta!

Ciò che realmente conta non sono le “promesse” rituali dei politicanti di Governo, dei parlamentari della “ finta opposizione”, dei sindaci “tricolore” o dei manager aziendali. Ciò che conta è la forza dei lavoratori, il nostro coraggio, la nostra determinazione a vincere.
Lavoratori e lavoratrici, possiamo vincere e far pagare la crisi a chi non l'ha mai pagata!

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